Parte III - Strumenti e arnesi rurali
àiera - aia, spiazzo a cielo aperto, rotondeggiante, roccioso, spianato e delimitato, su cui vengono sparsi e trebbiati i covoni dei cereali, e ammassate e battute le fascine secche dei baccelli delle leguminose. Queste operazioni sono eseguite dagli
aialuri in agosto,
lu mese de le àiere.
ancutieδδu - sgabello di legno, artigianalmente costruito con pezzi di tavola o ricavato da un tronco di legno sagomato con l'ascia e con la raspa. Nelle umili abitazioni le persone si servivano, per mettersi sedute, più volentieri dei bassi
ancutieδδi che delle alte sedie.
àngaru - gànghero, cardine a bandelle, costituito di due pezzi di ferro:
1- l'
angareδδa fornita di buco a occhiello
(fimmeneδδa) e
2- l'
angarieδδu dotato di perno
(masculieδδu), da fissare con viti l'una all'anta e l'altro allo stipite.
aratu nustrale - aratro primitivo nostrano di legno, con manico del timone, vomere regolabile in inclinazione, e stangone che si prolungava in due lunghe stanghe, tra le quali veniva legato l'asino;
li nustrali erano costruiti dal bravo maestro carpentiere compaesano
(lu mèsciu d'ascia).
1- maneδδa, manitènula 2- arra, petestìa, stipa, temune 3- màsculu, temperaturu 4- fùrchia, mmurcaturu, temune 5- pete, tentale 6- ombre 7- stanga 8- fèrgie
aratinu - aratro di ferro, di uso più moderno, composto di due barre di timone, vomere con coltro, ruota regolabile in altezza, e stanga con bilancino cui si attaccavano le tirelle del cavallo.
bagnalora - annaffiatoio, recipiente con lungo beccuccio traforato, adatto per irrorare i semenzai e le piante dell'orto; era confezionato dal
ramaru o
stagnaru con ritagli sagomati di rame saldati con lo stagno.
ballice o cuntrice - aliosso o astragalo del tallone delle zampe posteriori degli agnelloni e delle capre; l'osso cubiforme presenta quattro facce: una concava
(nesse), una convessa
(pagghiòneca), una piatta
(persa), una sinuosa
(inta). I ragazzi usano tre
ballici per giocare e in ogni gettata si possono avere quattro diverse combinazioni e altrettanti esiti:
inta, inta dùbbula, persa, persa dùbbula (vincita, vincita doppia, perdita, perdita doppia).
bastu o arda - basto, rozza sella di strisce di legno ammorbidita da cuscinetti di piume, che si poneva sulla schiena dell'asinello per appendervi cesti, bisacce e altri fagotti e fardelli.
1- ncine 2- pennieδδi 3- sciaccale
bàzzeca e pizzecarieδδu - tavoletta sagomata e legnetto appuntito alle due estremità. Con i due pezzi i ragazzi si sfidano a
"pìzzeca bàzzeca", cioè al gioco della lippa. Piantato al centro di un cerchio tracciato per terra, il battitore con la
bàzzeca dà prima di taglio un colpo sulla punta del
pizzecarieδδu facendolo sollevare di circa 50 cm.: poi ancora a volo prontamente lo colpisce di piatto e lo manda il più lontano possibile.
bìndulu - bindolo o arcolaio, attrezzo di legno che, girando su un perno, agevola la
felandara nell'operazione manuale di svolgimento della matassa e di riavvolgimento del filo in gomitoli
(gnèmmari).
biròcciu - calesse a due ruote, a due posti a sedere, con mantice rovesciabile; il leggero veicolo, tirato da un cavallo, era usato per brevi viaggi. Era il tipico mezzo di trasporto del medico cerusico, il quale doveva raggiungere gli ammalati dimoranti nelle case coloniche e nelle masserie.
brecche - calessino biposto, privo di mantice, di linea sportiva, usato per diporto.
brustulaturu - tostino di rame, contenitore cilindrico saldato ad un asse con manico girevole su due appoggi, usato manualmente in cucina per abbrustolire sulla fiamma i chicchi crudi di caffè o, come surrogato, i chicchi d'orzo.
càccamu - calderone a due prese, dai pastori adoperato per scaldare a fuoco costante il latte giornaliero delle pecore, sino alla prima coagulazione per ricavare il cacio e sino alla seconda coagulazione per ottenere la ricotta.
càmulu o musale - museruola intrecciata di vimini che veniva applicata alla bocca del bove aratore, per distoglierlo dal fermarsi durante il lavoro per brucare la tenera erbetta.
candelieri - candeliere d'altare, colonnina di legno o di bronzo, generalmente tornita, con piede e gocciolatoio, su cui si fissa il cero.
Candelieri era detto anche il lucerniere a olio, un fusto metallico con pianta, il quale a metà altezza si slarga a lucerna con tre beccucci per lucignoli.
canìscia, cistu - canestra di grandi dimensioni a due piccoli manici; è fatta artigianalmente di strisce di canna intessute in una precisa struttura di vimini. È adoperata per il trasporto di cose rustiche minute.
Espertissimi erano i
canisciari di Castrì di Lecce.
capasa - grossa brocca di terracotta a due anse, smaltata internamente, capace di contenere 12 litri di liquido; è adoperata per il trasporto a mano di acqua per usi casalinghi.
capasune
- grosso recipiente di terracotta, panciuto, a due o a quattro piccole prese, fornito di coperchio; è usato per conservarvi, protette dall'umidità e dalla polvere, derrate alimentari: freseδδe, taraδδi, legumi vari e fichi secchi.
carbunieri cu llu fisçhettu nculu - giocattolo di terracotta raffigurante il milite in alta uniforme, con il bocchino del fischietto in corrispondenza del fondo schiena.
Mai mancava sulle bancarelle dei
pupari leccesi, insieme con tanti altri pupi.
cardarina o càita - calderella, recipiente metallico troncoconico fornito di due prese, adoperato dai manovali per il trasporto a spalla di terriccio e malta.
cariola - carriola a mano di legno, con una ruota, due piedi d'appoggio e due traversini, usata da ortolani e muratori per il trasporto manuale di rozzo materiale minuto a brevi distanze.
castellana o catafarcu - impalcatura adorna di drappi e ghirlande, su richiesta innalzata in chiesa in onore del defunto, i cui familiari potevano permettersi le relative maggiori spese funebri.
ccetta - accetta, scure affilatissima a lungo manico da adoperarsi a due mani, adatta per abbattere alberi e per spaccare legna.
cestieδδi - due cavalletti di legno o di ferro, opportunamente disposti nella stanza per sostenere le assi di legno, su cui poggiava il saccone del letto.
chiàncula - trappola a schiacciamento, dispositivo consistente in una lastra di pietra sostenuta opportunamente da bastoncini e cordelle e impiegata nella cattura di incauti leprotti
chiantaturu - piantatoio ricurvo di legno con cui praticare buche nella terra per sistemarvi semi o pianticelle.
chìccara - tazzina di terracotta smaltata, talvolta dipinta, usata esclusivamente per il caffè.
chiumazzu - piumino di penne di uccello, adoperato per spolverare i mobili.
cippu - salvadanaio panciuto di terracotta, con una stretta fessura, dove i ragazzi erano abituati a mettere qualche soldo risparmiato della mancia settimanale. Dopo qualche anno, lu cippu, ormai colmo di monetine, veniva rotto quasi con gesto importante.
còfanu - grande recipiente di terracotta, usato per farvi il bucato mensile. Sistemati i panni nella capace conca, li si copriva con una fitta tela
(1- cenneraturu) e su questa veniva sparso uno spesso strato di pura cenere mista a gusci d'uovo, bucce di agrumi, rametti di timo o di lavanda, il tutto trattenuto entro un cerchio di compensato
(2- canzu); quindi si effettuavano, intervallate, sette mescite di acqua bollente, la quale, dopo essere filtrata attraverso la cenere e attraverso la biancheria, fuoriusciva da un foro mutata in ranno
(lessìa).
cuccagna - il gioco popolare della cuccagna, che a Cavallino si svolgeva il 25 marzo, festa dell'Annunziata, e consisteva nell'arrampicarsi su un alto palo insaponato, alla cui sommità erano appesi: un fiasco di vino, una bottiglia di olio, una grossa forma di cacio pecorino, un cartoccio di maccheroni, una gallina, il tutto come premio alla squadra di tre giovani che per prima riusciva a raggiungere e a conquistare la bandiera tricolore issata in cima alla pertica.
cucchiara te cucina - mestola di legno per rimescolare le vivande nei tegami.
cucchiara te frabbecature - cazzuola di metallo con impugnatura di legno, con la quale il muratore spalma la malta.
cùccuma - recipiente cilindrico di terracotta smaltata, con o senza anse e con o senza coperchio, adoperato per tenervi il grosso del sale da cucina oppure per conservarvi peperoni sotto aceto e olive in salamoia.
cucurùzzulu - colonnina di pietre eretta in un campo per segnare un limite o per segnalare qualcosa di particolare.
cumeta - aquilone, ampio foglio di carta montato su due strisce di canna incrociate, ornato di lunga coda e di due orecchini svolazzanti; esso, trattenuto contro vento per mezzo di un filo, può innalzarsi e trattenersi altissimo per aria.
cunùcchia - conocchia, rocca, semplice arnese per filare costituito da una canna con una estremità spaccata e dilatata, dove veniva impigliato il pennecchio di lana o di cotone da ritorcere manualmente con il fuso.
cureδδa - corbella, largo canestro fatto di una lunga corda di paglia cucita a spirale; ha due prese ed è adatta a contenere cose pulite e delicate.
curperizzu o carperizzu - grossa coltella di ferro adoperata dal macellaio per spezzare le ossa delle bestie.
curru - trottola di legno duro, di forma conica, con o senza
caffetta, con puntale di ferro; era il più diffuso trastullo dei ragazzi del tempo passato. Dopo aver avvolto intorno alla trottola uno spago, il giocatore, tenendo stretto un capo in mano, scaglia l'attrezzo e immediatamente tira a sé lo spago, affinché il giocattolo a terra giri ritto sulla punta il più a lungo possibile.
curti - ovile a cielo aperto, recintato e governato, dove tenere unito e custodito il gregge al ritorno dal pascolo.
cutrubbu - recipiente di terracotta con manico ricurvo e corto beccuccio, adoperato per contenere la provvista mensile di olio per la cucina.
cutrubbiera
- oliera da tavola, recipiente di terracotta, di varia forma ma di uguale funzione: dalla sua pancia si prolunga un cannello, dal quale sgorga un filo di olio per condimento.
δδànzie - bilancia a due bracci di legno e a due piatti di paglia, con presa e perno centrale, usata principalmente dagli erbivendoli; generalmente i pesi erano dei sassi di diversa grossezza tarati esattamente secondo le diverse misure.
dùnduli o pisi - oggetti d'argilla a forma di piramide o di cono, con al vertice un foro; qualche raro
dùndulu è di forma parallelepipeda e presenta due fori.
Si rinvengono piramidette in gran quantità nelle zone archeologiche messapiche, ma di esse non si conosce il preciso uso.
farnaru - termine generico che indica ogni tipo di staccio, attrezzo con telaio rotondo di compensato e fondo bucherellato adatto a separare la parte più fina da quella più grossa di una sostanza tritata.
Farnararu era detto il fabbricante di
farnari.
fàuce - falce dalla lama seghettata con impugnatura corta di legno, adoperata per la mietitura delle messi e dei foraggi.
fazzulettu - fazzoletto di cotone, a tinta unita o a fiorame, con cui le donne, fuori di casa, normalmente si coprivano il capo.
ferrettu - forcina di ferro piegata a molletta, che si appuntava dietro la nuca delle donne nei capelli acconciati a toupet; più costosi erano i
ferretti di osso e preziosi quelli di tartaruga.
fierru te sterare - ferro da stiro, arnese casalingo a forma di cassetta, con spigolo vivo a prua e taglio piatto a poppa, con piastra liscia e con coperchio di sicurezza fornito di impugnatura; scaldato con carboni accesi posti all'interno, era usato per togliere le grinze ai tessuti.
filottu o triaca - filetto o tria, gioco formato da due quadrati concentrici collegati mediante due linee intersecanti; vince il giocatore che, pur ostacolato dall'avversario, riesce ad allineare tre sassolini o tre bottoni o tre monetine su un segmento del reticolo. Parecchi di questi filetti erano incisi sulle panchine di pietra della piazza.
fisça - fiscella, cestino cilindrico fatto di fili di vimini, dove pressare il cacio pecorino coagulato di fresco e dargli forma.
fisçareδδa
- fiscella di terracotta con fondo e lati bucherellati, dove riporre la ricottina da portare al mercato.
Un'altra fisçareδδa di uguale forma e grandezza, ma fatta di fili di vimini, era adoperata come misurino regolamentare nella vendita dei semi di zucca e dei ceci abbrustoliti.
fìtula - qualsiasi giocattolo fanciullesco (bottone, rotella, ghianda, buccia arrotondata) che manualmente è fatto prillare su un perno o su una punta.
fòrfeca - forbicione del ramaiolo, attrezzo tanto robusto da tagliare e sagomare una lamina metallica.
fòrgia - fucina a ventola funzionante a carbon fossile, nella quale il fabbro arroventa la barra di ferro per poi batterla sull'incudine, lavorarla e sagomarla.
fracassu - arnese leggero di metallo, immanicato, adoperato dagli intonacatori per spianare uniformemente la malta sulla parete.
fràulu - flauto, zufolo, strumento musicale pastorale, costituito di un segmento di canna con cinque fori e bocchino.
frèccia - attrezzo per cacciare gli uccellini, costituito di una forcella cui sono legati due elastici con nel mezzo una coppella di cuoio
(parpagghiola) dove sistemare il sasso da lanciare.
fucalire o focalire - focolare, il camino delle umili case dei contadini; era tanto spazioso che ci si poteva sedere ai due lati per scaldarsi.
Altre parti del camino:
(lastra quadrata di pietra posta a salvaguardia della parete di fondo) e 9 la cemenèa (mensola del camino e base della cappa); alcuni attrezzi e utensili da cucina:
1 camastrale - 2 camastra - 4 quatarottu - 5 quatara - 6 fersura - 7 patella - 8 mueδδi o molle - 10 trapieti
fumaru - fumaiolo, la parte del camino sporgente dal tetto della casa.
furcate - asta biforcuta ricavata da un ramo di albero; lunga asta di legno terminante con un rastrello a quattro denti; entrambi gli arnesi erano adoperati per smuovere e rivoltare gli steli recisi delle piante foraggiere e la paglia dei cereali.
fusu - fuso, arnese solitamente abbinato alla conocchia, usato dalle filatrici per filare e ritorcere la lana a pennecchi e il cotone a batuffoli.
1 mùscula - 2 erteciδδu
giucculatera - così era chiamato sia il bricco raramente usato per preparare e contenere il cioccolato, sia la cuccuma fornita di colino, nella quale si faceva bollire la polvere di caffè o di orzo o di cicoria usualmente tostati per farne bevande.
iastra - attrezzatura necessaria alle filatrici di professione per eseguire l'orditura preliminare del filato, operazione che avveniva trasferendo unitamente sui pioli infissi nel muro i fili di numerosi rocchetti sistemati nella rastrelliera.
iò iò - giocattolo fatto con due pomelli uniti tra loro e legati a un filo di cotone tenuto stretto in mano; quindi, tirando e allentando con un movimento appropriato del braccio, viene impresso al giocattolo un moto rotatorio alternato in su e in giù.
iùndula - fionda di corda, fatta per lanciare sassi; il tiratore, tenendo stretti in mano i due capi, fa roteare il sasso sistemato nella coppetta, poi nell'attimo opportuno sgancia uno dei capi e lancia il proiettile lontano verso il bersaglio.
È l'arma con cui il giovane Davide colpì e uccise il gigante Golia.
lamparieδδu - lanternino; 1) il lume a petrolio che si appendeva sotto il carro per segnalare di notte la presenza del veicolo in strada; 2) lanternino a petrolio, a olio, ad acetilene, a bitume, sistemato sul sito per segnalare un punto rischioso.
lampiune - lampione delle vie e dei crocicchi; il lampionaio comunale, con scaletta e bidoncino del petrolio, aveva il compito di accendere ogni sera i lampioni pubblici, i quali emanavano la fioca luce sino all'alba.
limma o limba - bacinella di terracotta o di metallo smaltato, posta sul portacatino a tre piedi, adoperata in famiglia solamente per lavarvi, al mattino, le mani e il viso.
limmu o limbu - bacino di terracotta adoperato per svariati usi casalinghi: fare il bagnetto ai fanciulli, sciacquare i capi delicati di biancheria,, colare la salsa di pomodori.
lingua de trenu - dente fossilizzato di squalo; tanti di essi erano rinvenuti dai cavapietre nelle rocce sedimentarie calcaree delle cave leccesi.
Poiché non se ne conosceva l'origine, il fossile era chiamato, genericamente per la forma, "lingua di tuono".
llâturu - attrezzo di legno scanalato, sul quale la lavandaia strofinava i panni sporchi insaponati da lavare.
lucerna - lucerna a olio di terracotta, a uno o a due beccucci attraverso i quali passano gli stoppini.
lume - il comune apparecchio casalingo funzionante a petrolio, portatile a mano per fornire luce in ogni ambiente buio. Nelle case signorili erano di pregio i lumi di porcellana colorata e disegnata a fiorami e figurine.
lume de traìnu - lanternino, costituito da un lume a petrolio con coppa di rame e con campana di vetro protetta da una gabbia metallica. Era fatto obbligo, pena la multa di una lira, tenere acceso di notte e ben visibile il lume appeso al carro.
maccarruni - maccheroni, pasta alimentare speditamente lavorata in casa con farina di grano o di orzo; i maccheroni avevano forma cilindrica, bucati internamente, lunghi quanto la palma della mano che li preparava; erano consumati cotti e conditi generalmente con ragù e pecorino, talvolta con ricotta fresca o forte piccante.
Era il pasto familiare comune più nutriente perché
"li maccarruni ìnchenu li cantuni", i maccheroni riempiono i cantoni (dello stomaco).
maceninu - macinino a mano per tritare i chicchi tostati di caffè, i grani abbrustoliti di orzo e, occorrendo, anche il sale grosso da cucina.
macìnula - arcolaio, apparecchio di canne girevole su un perno, sul quale viene sistemata la matassa per essere svolta e riavvolta in gomitoli o in rocchetti.
magghiucca - tozzo martello di legno pesante, di forma cilindrica, piano da entrambe le parti, adoperato dai lastricatori e dai selciaioli.
manese - chiavistello di ferro a stanghetta, che si aziona manualmente e serve per chiudere dall'interno i battenti di una porta.
matassaru - aspo, arnese fatto di una semplice canna con inseriti due pioli alle estremità; in esso si avvolge il filato per raccoglierlo in matassa.
mattra - madia di legno costituita di una capace cassa oblunga e piatta; tale mobile era indispensabile in ogni casa quando le donne dovevano tornare a impastare la farina e fare il pane per la provvista mensile della famiglia.
mbile - anfora panciuta a due anse, con collo strozzato per cui, quando l'acqua viene versata, si produce un gorgoglio dal suono
mbl mbl mbl. I contadini e gli operai nello
mbile portavano con sé sul luogo di lavoro la scorta giornaliera d'acqua da bere.
mbràcchiu - capannina provvisoria fatta di frasche, dove il cacciatore si appostava per spiare il passaggio della volpe e della lepre e per attendere la calata dei tordi e delle tortore.
menaluru o trapanaturu - trapano di legno con punta d'acciaio, maneggiato mediante una funicella che fa muovere l'attrezzo a dritta e a manca alternativamente finché il puntale fora il coccio d'argilla; era il principale attrezzo del conciabrocche
(lu cconzalìmmure), che ricuciva e riparava qualsiasi recipiente di terraglia lesionato o addirittura rotto.
menaturu - paletto sagomato di ferro che scorre dentro staffe infisse in due ante contigue e viene azionato a mano per chiudere i battenti.
menza - mezzina, tipico recipiente di lamiera di zinco, di 12 litri, con due anse, adoperato per trasportare acqua dal pozzo o vino dal palmento.
mmannara - mannaia di ferro a doppio taglio; con tale attrezzo immanicato il muratore sgrossa e squadra i conci di pietra leccese.
mueδδi - molle di ferro da cucina, arnese a pressione manuale indispensabile per afferrare carboni ardenti o legni accesi del camino.
mungeturu - vaso di creta, usato propriamente per la mungitura manuale delle greggi. Sistemato il recipiente tra le zampe posteriori divaricate delle pecore, delle capre, delle mucche, in esso si faceva schizzare il latte munto dalla mammella della bestia.
murtaru e pesaturu - mortaio e pestello di legno duro, adoperati insieme per triturare il sale grosso, le mandorle sbucciate, ed altro.
naetta - navetta e spola del telaio, l'attrezzo che, dalla tessitrice con le mani esperte lanciato alternativamente da destra a sinistra e da sinistra a destra, fa passare i fili della trama tra quelli dell'ordito.
nasieδδu - nasiera, attrezzo di ferro costituito da due bracci ricurvi imperniati in modo che, tirando una funicella, si chiude a tenaglia e si stringe sul setto nasale dei buoi irrequieti, per tenerli a freno.
ndelecaturu o fusaru - incannatoio, arnese costituito da uno spiedo con volano, al quale vengono infilati 2-3 rocchetti di canna, e, facendo ruotare lo spiedo, alle bobine si avvolge il filato proveniente dalla matassa.
ombre - vomere di ferro; nell'aratro di legno aveva forma conica con punta d'acciaio che penetrava nel terreno graffiandolo, nell'aratro di ferro era costituito da una lamina adatta a tagliare il terreno in zolle, che poi venivano rivoltate dal coltro. Proverbio:
Ombre lucente, ellanu fatiante; ombre rruggiatu, ellanu spamecatu.
ozza - giara, grande recipiente di terracotta, di forma ovoidale, adoperata nei palmenti e pure nelle bettole e destinata a contenere e a conservare sino a 250 litri di vino. Qui è illustrata una piccola giara, la
ozziceδδa o
uzzeδδa - altro recipiente di terracotta, internamente verniciato, con due ampie prese, adoperato per il trasporto del vino.
pampauδδi - raffio, arnese di ferro a quattro bracci, a ciascuno dei quali è appesa una catenella a denti uncinati; appeso a una fune e calato nel pozzo, aggancia e riporta su, recuperandoli, il secchio e l'otre caduti giacenti sul fondo.
panaru - paniere di strisce di canna intessute a vinchi; è fornito di ampio manico fisso ed è usato per la raccolta dei frutti della terra e degli alberi.
Con due
panari appesi alle braccia la venditrice di uova di gallina girava per le vie di Lecce gridando:
pesara - mola, grossa e pesante pietra piatta che, trascinata in tondo dal cavallo sull'aia colma di mannelli di cereali, spezza gli steli secchi e sbriciola le spighe.
pignata - pignatta, recipiente di terracotta usato per cuocervi i legumi (piselli, fagioli con l'occhio, ceci, fave). La
pignata, piena di dolcetti, confetti e quant'altro, costituiva l'attrattiva della Pentolaccia, la festa familiare che, a conclusione del Carnevale, si svolgeva la prima domenica di quaresima.
pignatieδδu
- veggio di terracotta che, pieno di carbonella e avvolto in grosso panno, le vecchie adoperavano come scaldino portatile.
L'analogo recipiente, chiamato al femminile pignateδδa, era usato nei trappeti come misura di capacità per olio, equivalente a mezzo litro.
pirettu - boccetta di ceramica con motivi geometrici incisi oppure di vetro con disegni floreali colorati; era usato per conservarvi acqua di lavanda, acqua di rosmarino, acqua di mentastro ed altre essenze odorose.
puδδica - focaccia pasquale, caratteristica forma di pane casalingo nella cui pasta venivano inserite, prima della cottura, due uova con il guscio.
Le puδδiche erano portate in chiesa il giovedì santo, per essere benedette durante il rito della cena.
puzzu - pozzo, profondo scavo (circa 12 metri) praticato nel terreno sino al raggiungimento della sottostante falda acquifera, per lo sfruttamento dell'acqua sorgiva sia a scopo potabile che irriguo (ancora nel 1928 a Cavallino mancava l'impianto dell'acquedotto pugliese). Un parapetto
(uccale) preservava dal pericolo di cadere dentro; su due piedritti laterali poggiava un robusto telaio, in cui era sistemata la carrucola della fune dell'otre o del secchio. Una canaletta serviva per convogliare l'acqua nella vicina vasca
(pelune).
quaremma - pupattola vestita di nero, che stringe sotto il braccio la rocca con il fuso ed ha in mano un'arancia con sette penne di gallina infilate a raggiera, una per ogni settimana di quaresima. Una volta le famiglie pie e devote tenevano esposta sul tetto di casa
la quaremma, per significare la loro partecipazione al periodo di astinenza, di digiuno, di penitenza.
quartuδδu e ràsula - quartarolo e rasiera; contenitore di lamiera regolamentare, usato come misura di capacità per aridi, equivalente a 4 stoppelli, circa 32 litri; la
ràsula era un'asticciola di legno o di metallo adoperata per rasare e togliere il colmo sovrabbondante degli aridi che si misuravano.
quatara - caldaia, pentola di rame munita di due prese, usata per cuocere sulla viva fiamma maccheroni e lasagne, verdure e vari altri cibi che abbisognano di abbondante acqua.
quatarottu - calderone, grosso recipiente di rame munito di manico arcuato mobile e adoperato per far bollire grande quantità di acqua, particolarmente per il bucato.
rattacasu - grattugia da cucina, arnese di lamiera di latta bucherellata, scabra di sopra per gli orli alzati dei buchi, fissata a una base di legno bordata; era adoperata per grattarvi cacio stagionato e pane indurito.
roccu - lungo ramo rimondato e scortecciato, con una robusta estremità ricurva così da agganciare e piegare all'ingiù gli alti rami dell'albero per coglierne i frutti cimaioli.
ruencu - lungo bastone di legno munito ad un'estremità di una lama affilata piegata ad uncino; era maneggiata dai potatori per troncare i rametti più alti di un albero.
runceδδa - roncola, attrezzo rurale che il campagnolo tiene agganciato alla cintola e usa soprattutto per recidere i rametti inutili di un cespuglio e per eliminare le parti guaste di una pianta.
sarchiuδδa - zappetta, attrezzo agricolo manuale con lama trapezoidale fissata a un manico di legno; si usa per praticare la sarchiatura, cioè la lavorazione superficiale del terreno allo scopo di attivare la respirazione delle radici delle piante, asportando nel contempo le erbacce.
sardaturu - saldatore a martello, utensile manuale adoperato rovente dal ramaio per saldare con l'aggiunta di stagno vari pezzi di rame o di zinco.
sçattagnola - congegno triangolare di cartone e carta pergamenata; il giocattolo, mosso con un colpo brusco del braccio, aprendosi di scatto produce un rumore secco come quello di una castagna che scoppia.
sçiàtecu - crivello di forma rotonda, il quale può avere o il fondo di rete metallica, per cernere le parti utili di una massa tritata dalle scorie, o il fondo di lamiera fittamente bucherellata, per vagliare i cereali e i legumi.
C'era un altro sçiàtecu, staccio di forma quadrata con il fondo di rete metallica usato dai muratori per separare gli elementi piccoli del terriccio da quelli grossi.
sçiuu - giogo, trave di legno sagomata, le cui estremità poggiano sul collo dei buoi a lavoro per tenere le bestie sempre appaiate; il giogo ha al centro una robusta campanella in cui va a infilarsi la stanga di timone del carro o dell'aratro.
scriaturu - specie di mestola di rame a bordi molto slargati e con una presina, maneggiata nei trappeti per recuperare anche le più piccole chiazze d'olio residuo galleggianti sulla feccia.
scupa - scopa per la pulizia dei pavimenti di casa, fatta con i fusti di saggina legati a mazzo e con i filamenti tenuti slargati.
scuparieδδu
- scopino anch'esso fatto di saggina e adoperato per pulire piani di mobili e di tavolati, e per spolverare coperte ed altre superfici delicate.
scuparu - rozzo spazzatoio, fatto di sterpi legati a un bastone, e adoperato per spazzare i marciapiedi, i cortili, le stalle.
scurisçiatu - frusta dei vetturali carrettieri e cocchieri, bacchetta di legno lunga e flessibile, in cima alla quale è legata una corda a tre capi di cuoio terminante con uno sverzino.
scutu o spasa - tavoletta di legno immanicata al centro della faccia inferiore; sulla faccia superiore l'intonacatore sistema la massa di calcina da spalmare poi sulla parete a piccole dosi.
sècchia - secchia a doghe, di forma conica tronca, munita di manico di corda; era adoperata per l'abbeveraggio delle bestie da stalla.
sèssula - grossa mestola di legno a forma di cucchiaio molto spianato e con un corto manico; dai bottegai era adoperata per prendere dai sacchi in piccole quantità la farina, lo zucchero, i cereali, i legumi.
sìcchiu - secchia di lamiera, fornito di manico metallico semicircolare ribaltabile; era adoperato in casa per attingere acqua dalla cisterna.
spitu - verricello di legno, usato per il sollevamento di oggetti e materiali pesanti; costituito da un cilindro rotante su due forcelle e azionato mediante due manovelle, era uno strumento indispensabile ai cavapietre, ai muratori, agli scavatori di pozzi e cisterne.
ssugghia - lesina del calzolaio, punteruolo con manico di legno tornito, adoperato per praticare precisi fori nel cuoio e nella tomaia dei calzari.
stagnazzu - recipiente di lamiera stagnata a due prese, adoperato nei frantoi di olive per il travaso dell'olio; sul fianco del vaso era applicata una lamina opportunamente sagomata per accogliere e non lasciare cadere alcuna goccia del prezioso liquido.
statila - stadera, bilancia costituita da un'asta metallica tarata, sulla quale si sposta un peso metallico (
marcu o
rumanu), da un gancio funzionante da fulcro e da un solo piatto per porvi la merce; era adoperato dagli erbivendoli.
stuempu, stempu - grosso mortaio di pietra dura per pestarvi e tritarvi in quantità con un grosso pestello il granturco e varie altre sostanze aride.
"Ti sei fatto come nnu stuempu" - si diceva ad una persona diventata tozza e pesante.
stuppieδδu - stoppello, misura di capacità per aridi, equivalente a circa 8 litri (8a parte del tomolo); il recipiente era fatto con una lunghissima corda di paglia sistemata a spirale.
stutacandile - spegnitoio, cappuccio conico metallico fissato in cima a una canna, adoperato dal sagrestano per spegnere le tante candele dell'altare.
tagghiola - tagliola, usata per la cattura di uccelli; congegnata con fili di metallo, la trappola scatta chiudendosi appena il fermo, che la tiene aperta ed è nascosto dall'esca, viene anche leggermente urtato.
taieδδa - teglia, tegame di cucina di terracotta smaltata, con fondo piatto, sponda bassa e con due prese; era usata per cuocervi la salsa, le uova, lo spezzatino, ecc.
taieδδuzzu - tegamino, piccola terrina con manico diritto.
talaru - telaio per tessere, strumento di legno adatto per eseguire l'intreccio della trama e dell'ordito nella tessitura di panni di cotone, di lino, di canapa. Un tempo non mancava in quasi nessuna famiglia, e l'esperta tessitrice coordinatamente con le mani manovrava la spoletta e il telaio del pettine, e con i piedi azionava i pedali che muovevano i licci. Da questa macchina casalinga uscivano i tessuti per i vestiti dei familiari, e i teli dei lenzuoli e delle tovaglie.
tamburrieδδu - tamburello, strumento a percussione, specie di cembalo con fondo di cartapecora tenuto teso da un telaietto rotondo di legno guarnito di sonagli; si suona percuotendolo ritmicamente con la palma della mano e con le nocche delle dita. Era sufficiente il solo
tamburrieδδu per accompagnare il ballo gioioso della
pìzzeca pìzzeca oppure il ballo tragico della
tarantata.
tesçetali - salvadita di canna, ditali speciali usati dal mietitore per salvaguardare dalla falce le dita della mano che impugna il mannello di erbe.
testa - cassonetto mobile di legno con testiera imbottita, in cui veniva sistemato l'infante, ritto ancora avvolto nelle fasce, e lasciato a lungo a frignare o a dormire, per consentire alla mamma di dedicarsi alle faccende di casa.
tetè - sonaglio di carta per bambini, di forma cilindrica, infilzato in un bastoncino e ornato di nastrini colorati svolazzanti; all'interno racchiudeva piselli o ceci o acini di riso, che durante lo scotimento producevano un rumore onomatopeico te…te…te…
tràgghia - erpice agricolo, costituito da traversine di legno cui erano intrecciati dei ruvidi sterpi; trainato dall'asino o dal mulo, serviva per frangere le zolle e spianare la superficie del campo arato; quando necessario, era appesantito da un masso o, non infrequentemente, dal giovane contadino stesso, che vi montava sopra mantenendosi ritto in equilibrio.
trapieti - treppieti, attrezzo di ferro di varie forme e dimensioni ma tutti poggianti su tre piedi.
trappitu - trappeto, frantoio oleario, luogo attrezzato per la frantumazione e la spremitura delle olive, e per l'estrazione dell'olio; strumenti essenziali erano: la grande vasca con macina, fatta ruotare a lungo, a lungo da un asinello bendato, e il torchio a fiscoli azionato a forza di braccia dai frantoiani (trappetari). I trappeti più antichi (sec. XVII) erano ipogei.
trènula - raganella, giocattolo di legno oppure di rame fissato all'estremità di un'asticella da stringere nella mano; la parte mobile è fornita di lamella flessibile che gira e sfrega su una ruota dentata e produce un caratteristico rumore aspro, stridulo, penetrante.
Le trènule erano messe in vendita durante la settimana santa e servivano per fare allegro frastuono in chiesa durante il rito della resurrezione di Gesù.
tròccula o tròzzula - bàttola, tavoletta di legno con impugnatura, munita di due maniglie metalliche snodate; agitata dal sagrestano, serve per annunziare le funzioni religiose in chiesa durante la settimana santa, quando le campane, secondo la liturgia, sono legate e non si suonano.
trozza - carrucola o di legno o di ferro costituita da una ruota con scanalatura per la fune; era sistemata al di sopra della bocca del pozzo e della cisterna per tirare su con minore sforzo l'otre e il secchio colmi d'acqua.
truδδu detto anche pagghiara - trullo, costruzione fatta con pietre informi non cementate; serviva al contadino come riparo dalle intemperie improvvise e come stabile dimora durante la stagione dei frutti e degli ortaggi. Ancora oggi nell'agro di Cavallino si contano circa quaranta pagghiare e pagghiarieδδi.
trùfulu - recipiente di terracotta internamente smaltata, di forma panciuta con collo allungato e stretto, senza anse; per portare la provvista d'acqua sul luogo di lavoro, si poneva il fiasco nella bisaccia o in una rete di corda da appendere in spalla.
ùbbia - sgorbia, attrezzo del falegname; scalpello a sezione concava; un arnese analogo al precedente, ma più lungo, era usato dal maniscalco, per tagliare ed esportare le escrescenze irregolari degli zoccoli equini per meglio adattare questi al ferro.
ucala e ucaleδδa - boccale di terracotta smaltata, fornito di una o due anse; la ucaleδδa era una brocca più piccola, con manico e con beccuccio. Ambedue i recipienti erano usati in tavola per l'acqua e il vino.
ursulu - orciolo, recipiente di terracotta, panciuto e smaltato, fornito di una sola ansa e di un beccuccio all'orlo; era usato generalmente nelle bettole per la mescita del vino in bicchieri da un\quinto e da un\quarto.
utre - otre di pelle di capra, usato per attingere dal pozzo tanta acqua sorgiva da riempire l'invaso attiguo. La fatica diveniva meno dura se l'otre era calato vuoto e tirato colmo decine di volte di seguito aiutandosi con la carrucola del pozzo.
zappa - zappa, attrezzo con larga lama triangolare di ferro fissata a un manico, usata per smuovere e dissodare il terreno dei campi.
zappune
- piccone, a punta a un'estremità e a taglio all'altra; munito di manico corto, è adoperato per rimuovere il terriccio duro e il pietrame.
zueccu, zeccu - piccone con manico lungo e con sbarra a taglio piatto e stretto ad un'estremità e a taglio piatto e largo all'altra; veniva adoperato nelle cave per tagliare la pietra leccese in conci.
Dura era la fatica dei cavapietre (zoccaturi) impegnati in un lavoro manuale continuativo attento e preciso.