Home Page Inizio della pubblicazione
Pippi De Dominicis
Parte precedente: Capitolo 6 - parte 2 Parte successiva:
Canti de l'autra vita - Nfiernu Canti de l'autra vita - Purgatoriu Canti de l'autra vita - Paraisu

Canti de l'autra vita

Purgatoriu

1893 - Per sette anni il poeta Capitano Black si dedica con uguale costanza ma con maggiore serietà e professionalità alla composizione di successive quattro altre cantiche narrative: Purgatoriu, Paraisu, Uerra a mparaisu, Tiempu doppu, che, unitamente al già pubblicato Nfiernu, completeranno il progetto dell'opera letteraria che avrà come titolo comprensivo CANTI DE L'AUTRA VITA.

Il componimento Purgatoriu è formato di 5 canti, di 127 quartine, per complessivi 508 endecasillabi a rima alternata.

Acquartierate nel Limbo, al sicuro, le anime liberate dall'Inferno, Pietru Lau risoluto si avviò verso il regno del Purgatorio.

Camenandu pensaa: lu Patreternu
nc'è ccerte cose ca l'ha fatte storte!

Egli creò il peccato e poi l'inferno, fece l'uomo debole e poi lo volle forte. Un bel giorno, senza alcuna necessità, diede una compagna all'uomo, e nominò essi sovrani della terra; però proibì loro di mangiare il frutto di un albero. Quel babbeo di Adamo, tentato dalla moglie, disobbedì al suo Signore e pure lui mangiò il frutto proibito. Da quel momento mutarono addirittura le leggi naturali e l'uomo da immortale divenne mortale. Adamo ed Eva furono cacciati dall'Eden e le porte del paradiso terrestre furono rinserrate; lui per mantenere la famiglia dovette guadagnare il cibo con il sudore della sua fronte, lei nel partorire dovette assoggettarsi a strazianti dolori. Insomma, Dio Padre, che tutto poteva,

Subra all'umanità ni menesciàu
tutti li uai, meserie, malatie,
fintantu Cristu de omu se cangiàu
e disse: - Tata, scùntala cu mmie!

e il Figliolo Gesù fu esaudito e venne in terra a morire sulla croce per la redenzione del genere umano. Pur tuttavia il peccato originale commesso da Adamo rimase effettivo e continuò a produrre le sue efficaci nefaste conseguenze a danno di tutti i discendenti, sino ai giorni nostri.

E ppoi cu nnui ca nu imu fattu nienti,
su' se' mila anni e nu sse nd'ha scerratu!
Cce nci aggiu ffare ieu cu lli parienti:
sirma ba rrubba e ieu su' carceratu?

Rimuginando questi pensieri e propositi, Pietru Lau si sentiva dolere il cuore e soffrire l'anima, e in lui si rinsaldava sempre più la determinazione di porre un qualche rimedio a questo stato di cose, confortato anche da un precursore.

Cristu l'amore a nterra predecau
e morse perdunandu tutti quanti;
e a st'àutru mundu nc'ete Pietru Lau
ca li dannati te l'ha ffare Santi!

Come un generale, che prima della battaglia osserva la conformazione del terreno e studia la tattica e prestabilisce le mosse del combattimento, Pietru Lau ponderò attentamente la situazione e fissò nella mente le più opportune modalità dell'assalto al Purgatorio.

Poco dopo la mezzanotte Pietru Lau si avvicinò di soppiatto al muro di cinta, e dall'esterno inchiodò robuste assi di legno alle porte di un casermone, impedendo l'entrata e l'uscita, bloccando così oltre duemila guardie, che dentro erano immerse nel sonno. Poi scavalcò il muro e, protetto dal buio, penetrò all'interno del Purgatorio.

Anche qui, come nell'Inferno, in profonde buche di fuoco erano ammassate le anime dei trapassati. Camminando carponi Pietru Lau s'accostò alla bocca del pozzo più vicino e tanto si adoperò che ne schiantò il pesante coperchio.

Tira lu prima de intru alli turmienti
e ssuntu doi, li doi ddèntanu quattru,
e quattru uettu, sìtici… a mmumenti
sìtici, trentadoi, sessantaquattru.

E de sessantaquattru a centenare
quantu pare ca l'uecchi li apri e chiuti,
eranu nna decina de migghiare
a ntèrmene de cinque o se' menuti.

Allorquando giunge in stazione la tradotta militare e ne scendono i soldati, …che congestione e che chiasso! I parenti in attesa si sollevano sulle punte dei piedi e allungano il collo cercando con lo sguardo di individuare i propri familiari; quella madre grida il nome del figlio, il cugino urla il nome dell'amico, la fidanzata va su e giù per incontrare l'innamorato, la nonna cerca di rintracciare il caro nipote.

- Ehi tata, stau cquài! - Cara mamma Peppa, nu mme sta' ccanusci? - Figghiu miu, nu stai buenu? Me sta' ppari demmazzutu! - Caru Pascalinu miu! - Uèi, Ntunùcciu! - Uh, lu Pantaleu!

Ciò solamente per dare una pallida idea della confusione e del trambusto,

ca alla stanzione suntu poi trecentu,
invece a dhai nnu saccu de migghiare!

Ed anche nel Purgatorio, via via che uscivano dalle fosse le anime si rivedevano tra parenti e si abbracciavano e si scambiavano notizie e impressioni: - Tie a cquài stìi? - Sì, te coste all'arcipreite - Puru signurìa, ca ieri tantu bona? - Te lu Purgatoriu tutti, puru li Biati, nd'imu passare - Io fui punito perché, per necessità, di domenica mi recai al lavoro - Io perché mangiai carne di venerdì - Io perché con il mio fidanzato scambiai un bacio sulla bocca ed ebbi reticenza a confessarlo - E io, ragazzo, perché una volta mi lasciai scappare la parolaccia "mìnchia", che la mamma spesso rivolgeva al babbo - Io, convittore, perché nascostamente lessi il romanzo proibito Cavalier Marino.

Pietru Lau, instancabile, aiutava le anime a venir fuori dalle fosse e a liberarsi dalle fiamme. Mentre si adoperava intorno alla bocca di un pozzo, per fortunata coincidenza s'incontrò con la moglie:

- Pietru Lau, maritu miu!- esclamò lei sorpresa.

- Anna Maria, mugghiere mia! - rispose lui felice.

Fora do riti a unu ca se unera
e dopu de do riti quattru razze…
Allu mumentu ca se canuscera
unu cu ll'àutru se menara a mbrazze.

Nu sse dissera nienti: sulamente
unu l'àutru strengènduse se asaa.
Nui, bedhi mei, nu lli tenimu mente
ca è sacrileggiu alla felicità.

Mentre ancora i guardiani del Purgatorio tentavano in ogni modo di aprire le porte della caserma in cui si trovavano prigionieri, le anime purganti fuggivano e si rifugiavano nel Limbo, dove erano già radunati gli ex dannati dell'Inferno.

Tutti uniti, i primi e i recenti liberati, per tutta la notte applaudirono Pietru Lau, spararono anche fuochi pirotecnici in suo onore e lo ringraziarono cantando un inno che lì per lì aveva composto il leccese Angelo Mauramati, maestro itinerante. Gli ex dannati, dunque, non vennero meno al dovere di gratitudine e di riconoscenza verso Pietru Lau liberatore, e lo osannarono.



Per inciso, pure io Pippi De Dominicis a questo punto colgo l'occasione per dirmi grato e obbligato nei riguardi di voi lettori, e vi prometto che

Ci sa' de intru Cadhinu sçia' passati
eniti de dha mmeru alla Nunziata,
bu dau na seggia cu bu defrescati,
nu bicchieri te mieru e nna fumata.

Tornando in argomento, le anime liberate, considerando il gran bene ricevuto da Pietru Lau, all'unanimità lo acclamarono Re assoluto. Egli si schermì e rifiutò la carica, affermando e spiegando che una singola maestà sovrana vale niente in se stessa; invece, se tutte le persone di una nazione si sentono e sono uguali e unite, se tutti i cittadini si ritengono e sono ugualmente autorevoli, tutti sono singolarmente sovrani nel loro Stato. Similmente, adesso,

- Cquai simu tutti na famiglia amica,
tutti parienti te na stessa razza;
cinca cchiù megghiu sape, cchiùi cu dica;
cinca cchiù mutu pote, cchiùi cu fazza.

Un tale regime anarchico, che politicamente presuppone l'annullamento d'ogni autorità costituita e l'abolizione d'ogni potere accentrato, sarebbe - secondo l'idea e il programma di Pietru Lau - la migliore e più auspicabile forma di governo.

Torniamo per un momento a dare uno sguardo nell'Inferno. Quando i diavoli, smaltita la tremenda sbornia, tornarono in sé e si resero conto che i dannati erano fuggiti, successe il pandemonio - è il caso di dire -

Riti, chianti, mazzate, confusioni,
cose nu biste mai, cose nu ntise!
tra strèpeti, paccei, maledizioni,
nci nde foi quarchedunu ca se ccise.

Finché Satanasso non li richiamò all'ordine: «Ragazzi, alle armi! Oggi stesso scoveremo i fuggitivi: Avanti marc'!»

Il sole era al tramonto quando dal Limbo tornò un'anima spia. Come si nasce assassino, come si nasce grand'uomo, così la spia nasce spione. Questi riferì ogni cosa a Satanasso e lo informò anche che il più importante, il più autorevole, il duce dei ribelli era nientemeno Pietru Lau. Allora il capodiavolo pensò bene di recarsi di persona a parlare con il futuro genero.

Au nnanti ieu e nni dicu se ole ffazza
na cosa cu sse nd'egna cu lle bone;
. . . . . . . . . .
Farfarina ni disse: «Caru tata,
nu è mmegghiu cu nci a' rriu ieu de persona?
quandu ete ca ha ppurtare nna mbasciata,
se sape ca la fimmena è cchiù bona.»

Poco dopo l'ambasceria dei diavoli si mosse. Da lontano Pietru Lau notò la bandiera bianca, segno che la delegazione veniva a parlamentare; quindi si rivolse alla moglie Anna Maria,

e disse: «Nde ba begnu a nnu mumentu.»

«Gnernò, idha disse, tocca ieu cu begnu,
nu bogghiu tte succeda quarche uai»

Appena Farfarina scorse e riconobbe Pietru Lau,

dese nnu zzumpu, a ncuedhu se ba mina,
se lu mbrazza allu core e se lu asau…

Quandu idde peccussì l'Annamaria,
mo sentisti: «Ah, pettècula, schifosa!
tieni curaggiu alla presenza mia,
brutta, brutta fetente scandalosa!»

Le due donne, come furie, dalle spiegazioni passarono alle offese, dalle invettive passarono ai fatti: spintoni, strappi di capelli, graffi di unghiate, occhi folgoranti, labbra schiumose, teste scarmigliate, petti scollacciati. Povero Pietru Lau, indeciso come un rimbambito, non sapeva che cosa dire, non sapeva come comportarsi tra la moglie Annamaria e la promessa sposa Farfarina. Poi espresse la sua convinta opinione: «Voi siete tutte due mogli mie, perciò la vostra gelosia è fuor di luogo. Dovete sapere che

L'amore, bedhe mei, ssemìgghia all'apu
ca se ccogghie lu mele a ddu lu troa.»

Questa esternazione piuttosto libertina rintronò come una folgore nel cuore di Farfarina, la quale svenne e cadde supina sull'erba del prato.

Cussì lu capidiaulu ni respuse:
«Lassa rresta cu mmie la figghia mia,
cu mmie nu nc'è besegnu de ste scuse:
uei cu benimu a uerra? E uerra sia!»

Immediatamente Satanasso impartì alle truppe gli ordini per il combattimento finale, e Pietru Lau prontamente dispose le contromisure.

Li sièrseti parìanu do zzunfioni,
nna tempestate ca ddu passa uasta:
a quista parte stianu li demoni
e a st'àutra li dannati e ttantu basta.

Lo scontro fu tremendo, come il mare tempestoso, come il terremoto rovinoso, come l'uragano spaventoso. Giovani e vecchi, donne e ragazzi, strenui combattenti contro i diavoli maligni.

Erano ancora incerte le sorti della battaglia: l'ala destra dei diavoli veniva respinta, anche l'ala sinistra degli avversari arretrava,

quandu lu Pietru Lau ncigna cu rrita:
«Curaggiu, figghi mei, menàtiu a nnanti!
se tratta de la morte o de la vita:
liberi tutti o persi tutti quanti!»

Alla fine, i diavoli furono sconfitti e sopravvenne la disfatta definitiva della potenza infernale. E Pietru Lau, avvolto nella bandiera nemica, si dichiarò vittorioso: l'uomo caduto si risollevava. Era, dunque, la libertà!

Poi pensau Pietru Lau: «Intu lu Nfiernu,
tocca cu ba' cuncertu n'àutru fattu,
tocca mme giustu cu llu Patreternu,
se no nu ccunta nienti cce aggiu fattu.»

La cantica del Purgatoriu è terminata e l'autore, soddisfatto, ripone il manoscritto nel cassetto e si dispone a comporre il seguito delle avventure di Pietru Lau.




Home Page Inizio della pubblicazione
Pippi De Dominicis
Parte precedente: Capitolo 6 - parte 2 Parte successiva:
Canti de l'autra vita - Nfiernu Canti de l'autra vita - Purgatoriu Canti de l'autra vita - Paraisu