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I CASTROMEDIANO
I d'Angiò a Napoli e i Brienne a Lecce
Con la morte del re Tancredi (1194) si estinse la dinastia normanna e il Regno di Sicilia e Puglia, diventato ora Regno di Napoli, passò sotto il dominio diretto degli imperatori tedeschi di Casa Sveva; quindi l'imperatore Federico II di Svevia, re di Germania, d'Italia e di Sicilia assegnò il principato di Taranto e la contea di Lecce a Manfredi1, suo figlio naturale, il quale era pure capo riconosciuto dei ghibellini di tutta Italia; poi, morto il padre, nel novembre del 1250 Manfredi andò a sedere sul trono di Napoli.
Tale successione non piacque al papa Clemente IV, francese, fieramente ostile al ghibellino Manfredi, e pertanto il Sommo Pontefice esortò il conte francese Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, a scendere con le sue milizie in Italia, con la promessa di concedergli un trono.
Giunto a Roma, il conte d'Angiò, dopo essersi dichiarato fedelissimo vassallo del Pontefice romano, fu nominato capo del partito guelfo d'Italia e difensore di Santa Romana Chiesa, quindi con l'appoggio dichiarato dei vescovi e del clero meridionali mosse contro lo scomunicato re svevo; nei pressi di Benevento avvenne lo scontro finale: re Manfredi cadde combattendo valorosamente (1266) e Carlo d'Angiò s'impadronì della corona del regno di Napoli.
Il primo impegno del nuovo re fu quello di eliminare gli avversari e di esautorare di ogni incarico i baroni beneficiati dai sovrani svevi. E nella sistemazione del regno Carlo I assegnò la rinomata contea di Lecce all'amica casata francese dei Brienne.
Gualtieri IV di Brienne venne per prendere possesso della contea, ma i ghibellini salentini capeggiati da Corrado Capece leccese gli impedirono l'ingresso in Lecce; con forti schiere di armati intervenne il figlio Ugo di Brienne, il quale prima si mise a devastare i casali che tentavano di opporre resistenza e poi assalì e occupò la città di Lecce e la punì facendone abbattere le mura e le torri di difesa.
Per totum diem veneris nono mensis Iunij remansit Civitas Lytij disabitata, Civibus penitus deserta, sub dominio Comitis Ugonis Brenne.2 | Per tutto il giorno di venerdì nove del mese di Giugno rimase la Città di Lecce disabitata, quasi deserta di Cittadini, sotto il dominio del Conte Ugo di Brienne. |
Il conte Ugo, alla morte del padre, ereditò la contea di Lecce e il 1269 ebbe dal re Carlo I d'Angiò il riconoscimento e la riconferma della contea come giurisdizione feudale.
Successivamente, con atto del 5 aprile 1291, dal re Carlo II d'Angiò il conte Ugo ottenne anche il possesso personale, per sé e per i suoi successori, di venticinque casali della contea, tra cui Arnesano, Campi, Carmiano, Carpignano, Cavallino, Cerasole, Corigliano, Lequile, Monteroni, Noha, Padulano, Pisanello, Pisignano, Specchia Rosa, Tafagnano, Tramacere, Vernole.
Il 1305 nella contea di Lecce a Ugo di Brienne subentrò il figlio Gualtieri V, e dopo di questi tenne il possesso feudale l'irrequieto Gualtieri VI, Duca di Atene, Signore di Firenze.
Nel frattempo, nel regno di Napoli a re Carlo II d'Angiò, morto il 1309, subentrò il figlio Roberto II, che regnò in relativa pace sino all'anno 1343.
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