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I CASTROMEDIANO
L'amata contessa Maria
L'anno 1384 il conte Pirro d'Enghien morì in Lecce. Egli dalla moglie Margarita de Louxembourg non aveva avuto figli, pertanto la Contea di Lecce passò in eredità alla sorella Maria d'Enghien, ancora fanciulla undicenne1 sotto tutela di Giovanni Acaya barone di Segine e di Pasquale Guarino barone di S. Cesario.
Parecchi illustri pretendenti mirarono ad ottenere in sposa la contessina Maria sia perché era molto bella e sia perché era titolare della vasta e splendida Contea di Lecce. Ottenne il consenso della giovanetta e dei suoi tutori l'eccellentissimo Raimondello Orsini del Balzo, Principe di Taranto, il quale, sposata Maria nel 1394, realizzò il progetto di congiungere i domini del Principato di Taranto e del Ducato di Bari con quello della Contea di Lecce, costituendo un possedimento feudale personale esteso quanto metà del regno.
Tenendo in debito conto i sentimenti di fedeltà verso la contessa Maria e di benevolenza verso lui stesso, manifestati dai baroni feudatari de Noha, Castromediano, Maramonte, Acaya, Guarino e altri, il principe conte Raimondello riconobbe e confermò ad essi tutti i precedenti diritti, prerogative e privilegi nei rispettivi feudi.
Da Raimondello e Maria nacquero Giovanni Antonio che sarà il successore, Gabriele, Maria e Caterina. Nel febbraio del 1406 Raimondello morì, per cui il governo del Principato e della Contea fu assunto direttamente dalla vedova.
Sedeva allora sul trono di Napoli il re Ladislao di Durazzo, nel 1399 succeduto a Carlo III di Durazzo. Il 1406 Ladislao venne in Puglia con l'intenzione di strappare alla vedova Maria d'Enghien i domini del Principato di Taranto, della Contea di Lecce e del Ducato di Bari che si erano resi quasi indipendenti dall'autorità regia; ma nei pressi di Taranto le truppe del re furono sconfitte dalle forze coalizzate dei baroni fedeli alla contessa Maria.
Tornò con più forze l'anno successivo Ladislao, anch'egli vedovo, e a Maria d'Enghien, riparata nel suo munitissimo castello di Oria, con sorpresa propose di prenderla in moglie.
La bella contessa trentaquattrenne accolse affabilmente il giovane re trentenne e, dopo aver trascorso alcuni giorni in gradita intimità con lui, accettò la richiesta di matrimonio.
Nello stesso castello di Oria furono celebrate le solenni nozze (tra i testimoni anche le damigelle leccesi Mita e Aloisia de Noha), quindi il re Ladislao e la novella regina Maria si trasferirono a Napoli nel palazzo reale. L'anno 1414 Ladislao morì, senza figli; e della corona reale si impossessò sua sorella Giovanna II, per cui la vedova Maria d'Enghien perse il titolo di regina ed ogni prerogativa reale, anzi fu relegata quasi prigioniera in un'ala di Castel Capuano.
Mossa dalla nostalgia, esortata dal figlio Giovanni Antonio Orsini del Balzo, incoraggiata dai consiglieri leccesi, invocata dai vassalli, nel 1415 Maria versò al Real Fisco ducati 20.000 (A. Coniger specificò che …cinque millia nde pagau l'huniversita de Lecce) quale riscatto del Principato, del Ducato e della Contea, e impaziente se ne tornò a Lecce, accolta con gioia e commozione dai sudditi fedeli, e si ritirò ad abitare in un alloggio della torre di Belloluogo.
Ella, assistita dal figlio e consigliata dai fedelissimi Everardo Paladini e Francesco Ammirato, governò con grande saggezza i suoi vasti possedimenti, e particolarmente dai Leccesi fu a lungo ricordata con vivo affetto e con molta considerazione.
LECCE - La torre di Belloluogo |
Convinta …che in tucte le cità bone se suole vivere con ordine et boni Statuti, emanò una serie di Ordinazioni, Capitoli, Bandi, Sanzioni, validi e per i suoi diretti possedimenti e per i subfeudi dei baroni valvassori sparsi nel suo vastissimo feudo. Per quanto concerneva disposizioni di sua competenza, che toccavano però questioni ecclesiastiche, la contessa Maria si atteneva ai consigli di Padre Francesco Castromediano, leccese, dottissimo frate del Convento di S. Giovanni d'Aymo. Grazie alla sua opera, insomma, tutte le terre del suo dominio godettero per un trentennio un periodo di pace e di benessere.
L'anno 1436, il giureconsulto Everardo Paladini, per i servigi resi all'Ill.ma Signora Contessa, ebbe in concessione, per sé e per i suoi successori, il feudo di Lizzanello, compresa la fertile contrada Fornelli (li Furnieδδi) attigua al territorio del casale di Cavallino.
A. D. 1446 - In quest'anno a 10 maggio morì in Lecce la Regina Maria d'Enghenia primieramente moglie di Romandello Orsini Principe di Taranto allorché era Contessa di Lecce e poi vedovata passò a seconde nozze con Ladislao re di Napoli e fu sepelita alla chiesa di S. Croce e sopra la sua sepoltura e tumulo v'è una statua di pietra leccese rappresentante la detta Regina seduta in trono.2
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