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I Castromediano
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2o prospetto genealogico
dei marchesi Castromediano
La ribellione di Masaniello Domenico Ascanio (1629-1697),
2o marchese di Cavallino e 1o duca di Morciano



I CASTROMEDIANO

La ribellione di Masaniello

Nel corso dei primi centoquaranta anni di viceregno spagnolo le province meridionali furono sottoposte a sempre più onerosi tributi fiscali, gravanti tutti sui ceti popolari e borghesi, giacché i nobili e gli ecclesiastici ne erano esentati e i padroni dei feudi pagavano le dovute imposte personali alla Real Corte, ma subito si rifacevano imponendo ai propri vassalli gabelle, dazi, pedaggi e altri tributi feudali locali.

Nel 1647 a Napoli scoppiò la cosiddetta rivolta dei "lazzaroni", cioè dei pezzenti, perché si trattò di una sollevazione della plebe capitanata dal pescivendolo Tommaso Aniello, detto Masaniello. La ribellione dalla capitale si estese a tutto il viceregno. Le plebi salentine, veramente dissanguate dagli innumerevoli balzelli e prestazioni varie, colsero l'occasione per accoppiare alla rabbiosa protesta contro le tasse anche la rivolta e addirittura l'insurrezione armata contro i signori baroni, duchi, marchesi, conti, nella speranza di affrancarsi dallo stato di umiliante vassallaggio e di servile sudditanza alle famiglie feudatarie, viventi solamente di una vita parassitaria di rendite. Pure a Lecce e provincia scoppiò la ribellione popolare.

A. D. 1647 - Sindico Federico Bozzi-Corso.
A 31 luglio giorno di domenica mattina successero in questa città le rivoluzioni del Popolo quali furono ancora per tutto il Regno… Li popolari di questa città fracassarono li mulini e tagliarono la testa ad un Consigliere quale portarono per la città infilzata ad un palo ed il suo corpo trascinato, e dopo 8 giorni furono scoppiettate 8 persone non tutte colpevoli in mezzo alla piazza pubblica.
1

Pure i villani cavallinesi, che da sempre vagheggiavano l'inclusione del loro casale nel demanio statale, si misero a brontolare ad alta voce e a protestare aspramente contro gli aumenti delle gabelle, dei pedaggi, dei dazi, e contro le frequenti richieste di prestazioni "gratuite" e di donativi "volontari", vere imposte volute dal marchese don Francesco, che aveva bisogno di sempre più denari per completare la Galleria e il piano sopraelevato del suo palazzo, e terminare gli edifici del Convento e della Chiesa conventuale: tutte opere di nessuna utilità e profitto per i contribuenti effettivi.

Ma da parte del signor marchese non venne alcun segno di comprensione e allora i Cavallinesi esasperati incendiarono i posti daziari delle quattro porte del paese e compatti decisero di sospendere la prestazione dei servigi gratuiti e il pagamento delle imposte marchionali.

Non un documento scritto ma la memoria popolare tramandò che in quei giorni nell'atrio del palazzo feudale fu operante il patibolo con la forca. In verità don Francesco Castromediano si distinse per la durezza nella repressione e per la severità nella punizione dei sudditi rivoltosi.

Tenacissimo fautore delle preminenze feudali… il mio stesso antenato Francesco che la pensava assai diversamente di me, Dio gli perdoni! accompagnato dai suoi figli, da 25 cavalli e molti pedoni mantenuti a sue spese…2, corse a dar man forte agli altri feudatari amici, che si trovavano in difficoltà nei confronti dei vassalli ribelli; tutti concordi i signorotti nella difesa dei propri domini e, in quei frangenti, spaventati dal rischio di perdere beni vitali e privilegi.

Un caso pericoloso fu l'insurrezione della città di Nardò ribellatasi al suo potente padrone Gian Girolamo Acquaviva d'Aragona conte di Conversano e duca di Nardò. Parecchi baroni prontamente accorsero con le loro forze in aiuto dell'amico, perché capivano che soffocando quella rivolta popolare avrebbero salvaguardato pure i propri domini.

Un testimone contemporaneo annotò: A dì 3 agosto 1647, ad ore 9, comparse un esercito, mezzo miglio largo dalla città, portato dal Signor Conte di Conversano con il duca di San Donato, il Marchese di Caballino… e il barone di Lizzanello, ciascheduno con la sua gente…3

Più volte essi tentarono, ma invano, di penetrare nella città ribelle, difesa accanitamente dalla popolazione; con rabbia essi assalirono le masserie, impiccarono parecchi contadini, uccisero il bestiame; alla fine, Gian Girolamo e i suoi amici riuscirono con la frode e lo spergiuro ad entrare nella città e a tradimento pugnalarono il barone Scipione Sambiasi guida dei rivoltosi, fecero fucilare sette canonici della cattedrale, massacrarono numerosi cittadini. Anche il tentativo di Nardò di liberarsi dal giogo feudale fu soffocato nel sangue.

L'anno 1655, il marchese don Francesco, con l'intento di fermare l'epidemia della peste che dalla Campania si diffondeva per tutte le regioni del viceregno, chiamò a raccolta i suoi vassalli e fece restaurare l'intera cinta muraria di Cavallino e rinsaldare i quattro vecchi archi d'ingresso in paese. Il giovane sposo Domenico Ascanio Castromediano, figlio di don Francesco, curò la costruzione, al posto dell'arco di via Lecce, di una vera porta che chiamò Porta Caracciolo, dal cognome della cara e bella moglie Isabella Caracciolo. Pure i Padri Domenicani, da alcuni anni stabilitisi nel casale, approntarono nel nuovo convento un presidio ospedaliero con spezieria e due locali, uno per i maschi e uno per le femmine, dove tenere in isolamento e in cura i malati contagiosi.

A. D. 1656 - In quest'anno ancora fu la peste per tutto il regno di Napoli fuorché nella nostra Provincia quale per intercessione di S. Oronzio nostro protettore fu preservata libera. Onde in ricompensa di un tanto beneficio fece voto la nostra città d'innalzargli in eterna memoria ed a sua gloria in mezzo a questa nostra piazza una colonna di marmo colla sua statua di rame e si condusse una di quelle che stava in Brindisi; ed a quel tempo si cominciò a mettere il nome di Oronzio alli figliuoli che nascevano e tal patrocinio si diffuse in tutta la nostra Provincia,…4


1 A. PANETTERA, Notizie della Città di Lecce
2 S. CASTROMEDIANO, Caballino
3 G.B. BISCOZZO, Notamenti
4 G. CINO, Memorie ossia Notiziario di molte cose accadute in Lecce


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