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Miseria culturale e religiosità popolare | Giusto Silvestro, Domenico I e Giacinto Maria II | Gaetano (1745-1798), 8o marchese e 7o duca |
I CASTROMEDIANO
Giusto Silvestro (1677-1769), 5o marchese e 4o duca
Domenico I (1705-1771), 6o marchese e 5o duca
Giacinto Maria II (1735-1781), 7o marchese e 6o duca
I signori feudatari vennero a trovarsi in serie difficoltà finanziarie a causa della persistente crisi dell'agricoltura di Terra d'Otranto. E il marchese duca don Giacinto Maria I fu costretto a vendere alcuni dei beni allodiali. Succedendosi le cattive annate, ripetendosi le invasioni di bruchi e cavallette, con conseguenti scarsi redditi, egli, sapendosi solo senza diretti successori e poco incline al proprio ufficio, chiese allo zio don Giusto Silvestro Castromediano di venire in suo aiuto e collaborare nella conduzione dei possedimenti della casata.
Lo zio acconsentì e con moglie e figli da Napoli si trasferì a Cavallino prendendo dimora nel palazzo gentilizio.
Dal nipote don Giacinto, titolare dei feudi, egli ebbe l'incarico di curare in particolare i possessi familiari di Morciano. Tuttora, a Morciano di Leuca, di don Giacinto e di don Giusto rimangono documentati alcuni episodi che suscitano interesse. A favore della Cappella di S. Giovanni Battista vigeva da tempo un benefizio laicale concesso dai Castromediano; ebbene, l'anno 1711, morto il rettore don Dionisio Albanese, il marchese duca don Giacinto smise la sovvenzione dell'annuo censo, contrariando il Clero locale.
L'arciprete don Alessandro Protopapa annotò che il catecumeno etiope di nome Giov. Antonio Castromediano, schiavo del Magnifico D. Giusto Castromediano, …istruito nella dottrina cristiana chiese di essere battezzato e l'ho battezzato secondo il rito romano, oggi 24 febbraio 171.1
L'anno 1764, alcuni notabili di Morciano incaricarono il notaio Ricchiuti di trascrivere in un atto ufficiale una serie di soprusi commessi dal Marchese Duca Don Giacinto Maria a danno dei suoi vassalli morcianesi. Nell'atto fu testimoniato che il feudatario, adiratissimo, aveva aggredito …il sacerdote D. Giovanni Valentino suo cappellano e beneficiato nella cappella sopra il palazzo ducale.2
Don Giacinto Maria I morì a Cavallino il 22 agosto del 1768 e fu sepolto accanto al padre don Fortunato nella tomba ricavata sotto il pavimento della chiesa del convento dei Padri Domenicani. Egli non aveva avuto prole; perciò i possedimenti feudali e i beni allodiali, secondo le norme del maggiorasco, sarebbero dovuti passare all'erede maschio di grado più vicino, cioè al fratello Giovanni Battista. Ma questi, ultra settantenne, era prete missionario di S. Vincenzo de' Paoli e faceva il Magnifico Rettore della Casa delle Missioni di Bari da lui stesso fondata.
Pertanto i feudi della Casa Castromediano ricaddero nel 1768 sullo zio paterno don Giusto Silvestro. Ma egli, già ultra novantenne, non fece in tempo a ricevere di persona il regio assenso alla successione feudale perché dopo pochi mesi cessò di vivere, in Cavallino, e fu sepolto nella tomba gentilizia della Chiesa conventuale.
Anche in questa circostanza la successione dinastica nei beni e nei titoli feudali dei Castromediano non avvenne in linea diretta; infatti don Giusto Silvestro dalla moglie donna Eleonora Macedonio aveva avuto cinque figli: Antonia monaca di S. Gaudenzio in Napoli e la sorella Margherita monaca di S. Marcellino pure in Napoli; Kiliano, il secondo dei maschi, Commendatore dell'Ordine Gerosolimitano, era morto a Malta nel 1748; nel 1755 era venuto a mancare anche Francesco il primo dei maschi, il prediletto del cugino don Giacinto Maria I; Domenico Castromediano dunque, l'ultimo dei figli, fu l'unico erede e il legittimo successore del padre don Giusto Silvestro.
Domenico I Castromediano da giovane aveva prestato servizio militare nell'esercito del re Carlo III di Borbone, e con il grado di Tenente e sotto il comando del Gran Maresciallo Colmonero, aveva partecipato alla campagna di guerra in terra di Germania.
Lasciata la carriera militare, si stabilì a Venezia dove conobbe e sposò Cornelia Cornaro la quale gli diede cinque figli: Fortunata fu moglie del duca Sanghez de Luna e visse e morì a Napoli; Giacinto Maria II sarà il successore; Eleonora andò sposa a Nicola d'Alessandro duca di Pescolanciano; Gaetano esercitò funzioni governative; Pasquale fu prima Cavaliere professo e poi Commendatore dell'Ordine gerosolimitano e morì a Napoli nel 1820.
Dopo quattordici anni di residenza nella Repubblica di Venezia, don Domenico I insieme con la famiglia rientrò nel Regno di Napoli e dal suo re Carlo III ricevette l'incarico di Governatore di Salerno e Sorrento, carica che esercitò per ventisette anni con grande responsabilità e competenza.
Alla morte del padre, l'anno 1769, don Domenico I con la moglie donna Cornelia e con i due figli Giacinto Maria e Gaetano venne ad abitare a Cavallino nel palazzo degli avi, per proseguire l'amministrazione e la conduzione dei beni feudali e delle proprietà familiari dei Castromediano. Tuttavia, egli non riuscì a porre riparo alla ormai cronica crisi finanziaria della casata, e con regio assenso del 6 ottobre 1770 vendette l'antico feudo di Cerceto.
Il marchese duca don Domenico I, rimasto quasi forestiero ai suoi stessi vassalli e pure estraneo alla società nobiliare leccese, il 18 novembre del 1771, appena due anni dopo l'insediamento, morì e gli successe il figlio don Giacinto.
Giacinto Maria II nel 1761 aveva preso in moglie Maria Girolama Giordano figlia del duca di Nocera di Puglia, e dalla loro unione era nato un solo figlio, di nome Giusto.
L'anno 1775 sulla facciata dell'ala destra del palazzo marchesale don Giacinto Maria II fece installare un oriuolo, con i meccanismi e i pesi penduli sistemati all'interno dell'edificio e con il grande quadrante dipinto in rosso e le sfere metalliche posti all'esterno del prospetto, ben visibili dalla pubblica piazza.
Sventuratamente all'inizio del 1781 il marchesino Giusto, consunto da un male incurabile, all'età di anni diciotto cessò di vivere, tra il compianto dei Cavallinesi i quali erano sinceramente affezionati al bravo giovanetto. Trascorsero pochi mesi e nella costernazione generale si spense anche il padre don Giacinto Maria II Castromediano: entrambi ebbero sepoltura nella tomba gentilizia posta sotto il pavimento della Chiesa dei Padri Domenicani di Cavallino.
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