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Pippi De Dominicis | ||
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Nell'aprile del 1945, ormai liberati i cuori dalle angosce e distolte le menti dalle paure della recente guerra, l'Associazione Giovani Universitari di Cavallino si attivò per ravvivare la fiamma del ricordo e per stimolare l'interesse per Giuseppe De Dominicis, l'illustre poeta dialettale in lingua leccese, e organizzò una degna commemorazione in ricorrenza del 40° anniversario dalla morte del nostro concittadino. Dopo la prolusione di Lorenzo Giannone, presidente dell'Associazione, il poeta leccese Angelo Sacquegna tenne il discorso in onore del poeta cavallinese e, alla fine, fu recitato l'appassionato saluto poetico A Pippi De Dominicis (il Capitano Black) del rev. don Raffaele Gigante.
In tempo successivo, Stanislao Maggiore nel retro della farmacia si dedicava con passione a plasmare l'argilla e a modellare la figura di Peppino, mentre del nostro poeta si parlava sporadicamente, e solo nel circolo culturale.
Contrariato per questo progressivo affievolimento della rimembranza del nostro concittadino poeta, anch'io allora mi cimentai in un mio primo e unico componimento in versi, che qui mi piace riscrivere:
E invece il deluso Peppino dovette ricredersi perché all'inizio del mese di ottobre del 1952 il sindaco del Comune di Cavallino riunì un gruppo di volenterosi cittadini, cui affidò il compito di programmare, reperire i fondi e procedere all'erezione di un monumentino su cui posare il busto bronzeo di Giuseppe De Dominicis, già realizzato dal dott. Stanislao Maggiore; e organizzare anche degne onoranze al poeta. Costituirono il Comitato: il sindaco Sambati Luciano, Stanislao Maggiore autore del busto, inoltre, Alessandro Baldassarre, Gabriele Carella, Antonio Chirizzi, Leonardo Chironi, Vincenzo Ciccarese, Renzo D'Andrea, Emilio De Giorgi, Antonio Garrisi, Teresa Gueli, Arturo Leva, Francesco Lo Rizzo, Antonio Malorgio, Antonio Miglietta, Enrico Rizzo, Angelo Sacquegna, Elena Tronci.
Ogni pomeriggio di tre consecutive settimane, a mezzo di altoparlante, Enrico Rizzo con voce idonea e appassionata declamò, in piazza con diletto degli ascoltatori, i poemetti, i canti e le poesie del poeta vernacolo.
Poi, il 9 novembre, ebbe luogo la manifestazione, che si svolse per l'intera giornata alla presenza della cittadinanza, con la partecipazione di numerosi esponenti salentini della cultura e dell'arte, e di molte autorità locali e provinciali.
Si cominciò con la posa di una lapide marmorea sulla facciata della corte dei De Dominicis; si proseguì con lo scoprimento della stele col busto del poeta eretta in Largo Loreto; si concluse con la prolusione di Elena Tronci, la conferenza di Antonio Chirizzi, il discorso di Renzo D'Andrea, presidente dell'Accademia Salentina di Lettere ed Arti di Lecce, che aveva contribuito alla preparazione della riuscitissima manifestazione.
Nel 1955, inoltre, compiendosi il 50° anniversario della morte di Pippi De Dominicis, il prof. Antonio Chirizzi ripubblicò in unico volume la raccolta integra e completa delle POESIE del Capitano Black.
Infine, nel mese di maggio del 1984 il Circolo Cittadino di Cavallino (presidente Mario Lombardi) promosse e organizzò la pubblica affollata adunanza, in cui il glottologo prof. Mario D'Elia pronunziò l'applaudito dotto discorso commemorativo in lode del poeta vernacolo leccese Giuseppe De Dominicis.
L'anno 1994 Capone Editore di Lecce pubblicò Giuseppe De Dominicis il Capitano Black: Canti de l'autra vita, con riduzione in prosa italiana di Antonio Garrisi.
Nel 2005 si compirà un secolo dalla morte del Capitano Black, il più interessante dei poeti dialettali salentini, e pertanto - è da prevedere - sarà celebrato il centenario della sua scomparsa, almeno in Cavallino, suo paese natìo.
Di certo sarebbe ben poca cosa limitare la commemorazione di Giuseppe De Dominicis ad un generico elogio del personaggio e ad una estemporanea declamazione di alcuni suoi componimenti poetici, senza potere approfondire la personalità del cittadino e l'opera del poeta.
Ma come conseguire ciò se la lingua leccese, usata dal Capitano Black, ai più è oramai estranea e incomprensibile? Soltanto gli anziani, forse anche gli adulti, oggi intendono la tradizionale parlata popolare e non pure i giovani, i quali a scuola, in privato, in pubblico usano la lingua nazionale.
Per comprensibili motivi, nessun editore ristamperebbe un volume di 500 pagine di testo dialettale, oggi che la parlata vernacolare è caduta in disuso; nessun editore ripubblicherebbe l'opera omnia del Capitano Black, ricca di 6.600 versi in dialetto. Da destinare a chi? a lettori odierni che non conoscono e non comprendono la lingua leccese?
Pertanto, per giungere abbastanza preparati all'interessante appuntamento del 2005, sarebbe auspicabile che sin da adesso la scuola - e chi altro, se no? - avviasse i giovanetti alla conoscenza del concittadino Giuseppe De Dominicis, sia per comprenderne la personalità e sia per considerarne l'opera letteraria.
A tal fine, quasi come sussidio didattico, viene presentato questo volume, scritto opportunamente in lingua italiana e compilato in forma di epitome, libro che si rivolge ai leccesi che desiderano appropriarsi di una parte importante del patrimonio culturale e spirituale della civiltà salentina.
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