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Pippi De Dominicis | ||
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Due interessanti note di grafìa lessicale | Scrasçe e Gesurmini | Canti de l'autra vita - Nfierno |
1892 - Con indulgente Prefazione del venerando patriota Sigismondo Castromediano (che alla fine esorta il giovane versificatore a non ricadere «nei lacci della più triste scuola che disgraziatamente infesta i nostri giorni: quella del verismo, e che a me pare il controsenso dell'arte e della poesia») il Capitano Black pubblica una prima raccolta di venti poesie in dialetto leccese, intitolata Scrasçe e Gesurmini (rovi pungenti e gelsomini delicati), accolta assai favorevolmente dai lettori.
All'inizio, nelle Dichiarazioni - All'amici, il ventiduenne autore premette che la sua poesia, in verità, non è di sublime ispirazione e di nobile stile, ma
e aggiunge che i suoi versi sono umili e dimessi e trattano argomenti popolari e descrivono fatti e personaggi comuni; infine, così si raccomanda ai lettori:
Nel componimento successivo, A cinca nu me sape, l'autore stesso si presenta chiarendo che egli non è un "Capetano a daveru daveru" (così come lascerebbe supporre il suo pseudonimo), egli non ha combattuto in alcuna guerra, non ha preso parte ad alcuna rivoluzione, non ha alcuna cicatrice sul corpo; è un giovane semplice, d'animo buono e di carattere pacifico, addirittura…
e conclude:
Sigismondo Castromediano così lo decrive: «Ha ventidue anni, non alto, ma spigliato e magretto della persona, bruno, occhi penetranti, distratto… Malinconico spesso, sollazzevole quando ci vuole, ha voce baritonale, accento spiccato, chiarezza di idee e una memoria da fare spavento. I suoi capelli son pure bruni e che egli spesso tormenta fra dita irrequiete… Accoglietelo con plauso, o miei lettori: è una buona conoscenza, una buona speranza, per cui vi prego di amarlo quanto io stesso lo amo.»
Nella prima parte, Scrasçe, sono raccolte undici poesie ironiche, salaci, pungenti come rovi spinosi:
La cepudda - All'amicu Pippi Marcianu - Il fidanzatino, per impegni di studio, stava per allontanarsi dalla morosa, e, per mostrare il suo gran dispiacere, nel salutarla piangeva versando copiose lacrime finte, provocate apposta con lo strofinio sugli occhi del lembo del fazzoletto imbevuto di succo di cipolla:
La tinta de li mustazzi - Un giovanotto per sembrare più maschio ed affascinante, si tinse i baffetti biondicci con una reclamizzata tintura nera:
La sera se ne andò in casa della fidanzata e trovò pur essa vistosamente incipriata con il viso bianco di gesso e con il petto infarinato. I due, circostanza molto rara, erano soli e si misero a tubare come piccioncini: si abbracciavano, si sbaciucchiavano, si accaloravano, e gocce di sudore colavano dalla fronte di entrambi e rigavano le guance e cadevano sul collo.
- Buona sera! - risuonò inaspettata una voce sostenuta.
La prima de Masçiu (Recuerdu de l'annu passatu) - Gli operai italiani da tempo pretendevano la giornata lavorativa di otto ore e spesso, nelle zone ricche di fabbriche e di industrie, essi accompagnavano la richiesta sindacale con determinazione e con minaccia di sciopero.
La vigilia del 1° maggio, festa del lavoro, proprio a Lecce i poliziotti, per prevenire una qualche sommossa da parte dei sovversivi, si misero a perlustrare la città, decisi a stroncare qualsiasi tentativo dinamitardo. I sospetti erano logicamente del tutto infondati e le precauzioni completamente esagerate, infatti:
Carnuale - All'amicu miu Luici Ciccarese - Per tutto l'anno uomini e donne, vecchi e giovani, fingendo mascherano i propri difetti e le proprie pecche, e cercano di apparire diversi di quel che realmente sono.
che si presentano con il viso camuffato?
Il tale va a messa ogni giorno… mentre ha la coscienza sporca; quella bigotta ha sul viso la maschera di santarellina; quella giovane sembra onesta, ma se le stelle potessero parlare…; quell'amico si finge leale, e invece…
Muertu e biu (Cuntu) - Tanto tempo fa, in cielo splendeva la luna d'argento, non si muoveva foglia d'albero, tutto era serenità e pace all'intorno, si avvertiva solamente il canto del grillo. Ma non tutti quella notte dormivano. Una certa Addolorata, di cui tutti i giovani del paese erano innamorati,
All'improvviso due pretendenti, più volte da lei rifiutati, sgusciarono dalle tenebre e accoltellarono a morte il fortunato, prima, e poi sventurato fidanzato.
Da allora ogni notte si vede uno spettro camminare rasente ai muri per la via. Ma non pensiamo ad un fantasma e non supponiamo l'anima desolata del morto che appare e si aggira nei paraggi; in verità è l'ombra di un tale, vivo e vegeto, che segretamente va ad incontrare l'amante.
Lu Sindecu de paise - A Cavallino la nobile famiglia dei Castromediano è estinta; tutte le altre sono stirpi di contadini e di pastori, di artigiani e di bottegai. I più benestanti sono i massai, i quali proprio perché "bonatenenti" di frequente vengono eletti alla carica di primo cittadino.
Il sindaco di paese
allorché s'intrattiene con l'arciprete e con lo speziale a commentare qualche interessante notizia di giornale o a discutere di qualche importante questione amministrativa, ebbene allora egli, ignorantone quale è, non esita a sballarle proprio grosse.
Nu Cunsigliu Cumunale - All'amicu Oreste Pascali -
Il Consiglio tiene le riunioni in un vecchio stanzone dell'ex Convento dei Domenicani.
Quando il sindaco si leva per dare finalmente inizio alla discussione dell'oggetto all'ordine del giorno, i consiglieri della maggioranza, accortisi di essere in minoranza, se la squagliano alla chetichella.
Lu studente e la zzita - Lo studente delicato, pulito e attillato alla moda, a lungo se ne sta piantato di fronte alla casa della morosa, e spande intorno un effluvio di acqua odorosa.
Il giovane è innamorato di una ragazza assai riservata e contegnosa, ed ora dopo ora egli spasima ansioso di vedere apparire alla finestra il viso ridente della fanciulla amata.
Sapete per chi lo studentino ha preso una scuffia? Entriamo insieme con il poeta nella camera della zzita. Oh, sorpresa!
La bizzoca - Io - premette il poeta - sono stato già una volta querelato e condannato a pagare una pena di 20 lire per la sfottitura fatta a un tale; tuttavia non mi sono emendato,
Questa volta con la mia satira scherzosa intendo prendere di mira una pinzochera: il compito è difficile perché la donna scelta a modella è circospetta e si palesa al solo suo confessore; perciò non è agevole capirla e dipingerla. Comunque ci provo.
La signorina ha commesso tanti e tali peccati che ha perduto la speranza del paradiso: non ha osservato l'astinenza del venerdì, ha rotto pure il digiuno, ha fornicato… È pentitissima e, per meritare il perdono, fa voto e promette di rimanere nubile casta e pura:
Poi, la gente vede la pia donna in abito bianco attraversare la piazza seguita dal corteo nuziale e recarsi in chiesa. Lei? Sì, proprio lei…
Quando le amiche le ricordano la promessa da lei fatta di non voler conoscere uomo, lei si giustifica rispondendo che…, beh, allora non sapeva che anche il matrimonio era santa cosa istituita da Dio al pari degli altri sacramenti.
Nnu prèite - Come una donna, se le si chiede l'età, risponde nascondendo almeno tre e quattro anni, così un prete beone compaesano, se gli si domanda quanto vino ha bevuto, confessa men che la metà della vera misura tracannata.
Una domenica, recandosi in chiesa per celebrare la messa cantata, presentava una vistosa lividura all'occhio e nna marangiana sulla chìreca. - Che cosa ti è successo, don…?
Dei sacerdoti, verso la fine dell'Ottocento operanti in Cavallino, e cioè papa Ronzu Totaro (Fila), papa Cìcciu De Luca, papa Giuacchinu Miglietta, papa Piu Bianco, papa Ruggeru De Matteis, non riusciamo ad individuare chi era questo prete gran bevitore di vino. Nella poesia successiva Pippi nomina un certo Papa Ntoni, amicu de Santu Martinu; ma, come sappiamo, in quel tempo in paese non c'era un sacerdote di tal nome. La ricerca, pertanto, rimane infruttuosa e la curiosità inappagata.
La Musa e le cucurùzzule - Il poeta, per mantenere vivida l'ispirazione e fervida la fantasia, deve inebriarsi di vino.
Amico mio, se noti che i miei versi sono privi di estro ed hanno un tono sciatto, sappi che la colpa è della Musa che mi ha abbandonato, da quando pure io ho abbandonato Bacco. Giurai solennemente di mantenermi astemio dopo quanto di brutto accadde quella volta a me e ai miei amici di baldoria. Ecco il fatto.
Eravamo invitati ad una festa di battesimo, e mangia questo e inzuppalo con vino sincero, assapora questo e sorseggia, assaggia quest'altro e trinca,… finimmo per sbronzarci. Alla fine, inebriati salutammo e ci avviammo giù per la scala. E allora successero "le cucurùzzule", i capitomboli.
La seconda parte, Gesurmini, raccoglie vari componimenti soffusi di malinconia, segno che il giovane poeta trovasi a trascorrere un periodo della vita alquanto triste, turbato da alcune contrarietà che egli imputa al Fato avverso.
Alla pippa - Pippi è in casa, seduto accanto alla finestra, con una gamba accavallata, e con lo sguardo vago segue le volute di fumo che escono dalla pipa di terracotta, e nella mente fissa le proprie riflessioni.
A nna carusa - Il poeta, mosso da sentimento romantico, canta: o Rosina, quando tu vai nel giardino i fiori ti mandano i loro profumi, mentre la rosa e il gelsomino sottovoce parlano d'amore. Di sera la pallida luna, specchiandosi nel mare, conversa con le placide onde. L'uccello ti dedica un canto d'amore e persino il soffio del vento ti mormora: amore, amore. O Rosina, se il tuo cuore sente una voce come un lamento, se sente un profumo che non è di fiore, se sente un alito che non è di vento, allora
Maria - Dall'ispirazione sentimentale il poeta passa alla commozione irata contro la Sorte che spinge due cuori innamorati alla disperazione.
Sì, il Destino inesorabile ti ha gettata tra le braccia di un uomo indegno, di un marito ubriacone, che maltratta te e il figlioletto e spesso vi fa mancare il pane, sicché, ora, non solo il tuo florido viso è diventato pallido e smunto ma anche…
Questa tua infelice condizione mi rattrista, e mi amareggia il fatto che, non essendo io ricco, non posso venire in tuo soccorso
Amore e morte - Il sole tramonta e il cielo a ponente s'indora, mentre all'intorno si diffonde un canto d'amore:
Verso l'imbrunire, la campana annunzia l'Avemaria mentre nel cielo continua il canto d'amore: - Stella, digli tu le pene di questo mio cuore. Di notte in cielo appare la luna e ancora il canto si effonde nell'aria tranquilla: - Luna, digli tu che l'attendo tra le pene. Poi, una nuvola copre la pallida faccia della luna e la canzone continua: - Nuvola, al mio amato bene porta il lamento del mio cuore e reca il messaggio che, nell'attesa, l'anima mia si consuma. È l'alba, il sole non è ancora spuntato,
Alla mamma mia - Peppino ha superato la malattia, ed ora ricorda: mamma Francesca mi costringeva al caldo in coperte di lana, mi preparava tazze di latte mischiato con miele, a mezzogiorno mi obbligava a sorbire un brodino leggero di piccione, la sera m'incitava a bere un quarto di vino fumante per fare una bella sudata e cacciare gli umori maligni; mamma Francesca, seduta accanto al letto, mi faceva impacchi di acqua fredda sulla fronte, mi teneva stretta la mano infondendomi coraggio, amorevolmente mi guardava e mi accarezzava.
Tre soru - Peppino da ragazzo aveva conosciuto Amelia, Linda, Bice, tre simpatiche sorelline vicine di casa, le quali spesso s'intrattenevano a giocare con l'amichetto, e salivano sulle sue ginocchia, e gli tiravano le orecchie.
Ella a tredici anni conobbe un giovane gentile, bravo e bene intenzionato: si fidanzarono, si sposarono, ebbero una figlia.
Dopo qualche tempo al poeta capitò di scorgere in chiesa Amelia in gramaglie, che, inginocchiata davanti alla Madonna Addolorata, piangeva lamentando la perdita prematura dell'amato sposo. Non trascorse molto tempo,
Linda era affacciata alla finestra quando passò un bel giovane; lui la fissò con uno sguardo affascinante e lei sentì il cuore palpitare; ma egli passò oltre, senza dir parola… Dopo qualche tempo i due giovanetti s'incontrarono in una festa da ballo, ma lui non la degnò di un invito, anzi fece di tutto per evitarla.
E da quella sera Linda cominciò a vaneggiare: vagabondava con il pensiero, si strappava i capelli, guardava con occhio torvo e andava abbracciando l'aria…, vestita di bianco e ornata di fiori d'arancio, come una sposina nell'attesa dell'amato.
Bice era la più bella delle sorelle, ma neppure lei scampò alla mala sorte. A dieci anni era felice, contenta, piena di vita, e abbracciava affettuosamente la mamma e le sorelle e amava i fiori e ammirava il cielo stellato.
Anche adesso, dopo alcuni anni, la si vede cogliere i fiori, contemplare il cielo; ma a lungo se ne sta a capo chino col viso segnato dalla sofferenza, mentre la tisi le consuma i polmoni e la tosse le strazia il petto.
Sçiati… - L'autore ha finito di scegliere e di ordinare i suoi componimenti poetici nelle due sezioni Scrasçe e Gesurmini; ha avuto la benevola e autorevole Prefazione di un personaggio importante, il duca Sigismondo Castromediano; ora è ansioso e impaziente di vedere presto stampate in opuscolo le poesie, frutto del suo fecondo ingegno e del suo costante impegno.
Il giovane poeta ha fiducia che i suoi versi saranno ben accolti e apprezzati dagli amici istruiti, dotti, intellettuali, amanti delle lettere e delle arti, ma sospetta pure che egli personalmente possa essere criticato dai compaesani che, analfabeti e ignoranti quali sono, non lo comprendono, non sono in grado di valutare i suoi meriti, anzi, considerano lu Pippi De Duminicis nnu scanzafatìa pierditiempu. Non possono essi ammettere che un giovane campagnolo, figlio di famiglia contadina, trascorra le ore della mattinata a tavolino a leggere, a scrivere, a fumare, e consumi le ore del pomeriggio a bighellare per Lecce.
Per questo l'autore, padre della sua prima creatura poetica, nel consegnare i versi alla stamperia, licenziandoli con trepidazione, sussurra loro un'ultima raccomandazione:
Creature mie, non contate sui compaesani, trascurate coloro che si mostreranno criticoni o invidiosi, e recate diletto, invece, a coloro che vi accoglieranno benevolmente.
In verità, i componimenti del novello poeta incontrano subito la simpatia e il favore dei lettori, e la notorietà del Capitano Black si amplia tra il pubblico leccese.
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