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Pippi De Dominicis
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Due interessanti note di grafìa lessicale

Tipico del dialetto leccese è il fenomeno linguistico per cui al suono liquido laterale della doppia -ll- di un vocabolo, o latino o greco o italiano che sia, si sostituisce il caratteristico suono rotacizzato della doppia -dd-, che i dialettofoni leccesi pronunziano con suono cacuminale invertito, il quale si ottiene poggiando al palato la punta della lingua piegata alquanto all'indietro: lat. nullus > it. nullo > lecc. nuddu; lat. illa > it. ella > lecc. idda; lat. cepulla > it. cipolla > lecc. cepudda.

In che modo e con quali segni dell'alfabeto riprodurre graficamente questo suono rotacizzato cacuminale? Il quesito è stato sempre impellente dovendosi distinguere, nella scrittura e nella lettura, la diversità fonico-lessicale, per esempio, tra le parole iddi, idde (vidi, vide) e le parole iddi, idde (essi, esse, loro), e la differente pronunzia tra a ddu (dove) e addu (gallo).

Nel più antico manoscritto in lingua leccese, il dramma settecentesco La Rassa a bute, il suono cacuminale invertito fu segnalato con -dd- tagliate in alto da barrette. Fra gli scrittori vernacolari leccesi, parecchi ebbero presente la corrispondenza ll- > dd- e scrissero dd- senz'altro (D'Amelio, Marinosci, Miggiano, De Maria, Parlangeli); il Panareo evidenziò scrivendo corsive le dd- in parola scritta in tondo (per es. cervieddu, spaddicedde); alcuni usarono il gruppo ddh- o dh- (Casotti, Imbriani, D'Elia, Leone, Marangi, Bozzi); il De Dominicis usò prima le sole dd- e poi ddh; altri preferirono il gruppo onomatopeico ddr- (Costa, Pagliarulo, Morelli); in Bernardini-Marzolla troviamo addirittura ddhr-; altri ancora, ma più recentemente, hanno convenuto di scrivere -dd- ponendovi due puntini sotto (Salamac, Rohlfs, Marti, De Donno, Cucugliato, Graziuso, ecc.). Sebbene la mia preferenza vada a quest'ultima forma grafica, nondimeno (presentandosi varie difficoltà dattilografiche e tipografiche poiché non tutti i sistemi odierni di scrittura hanno i segni dd coi puntini), in alternativa io ricorro ai segni sempre disponibili δδ- o ∂∂-, i quali richiamano per analogia di forma le lettere tradizionali dd- e nel contempo invitano il lettore a pronunziarle con il dovuto suono cacuminale rotacizzato.

Nella grafìa leccese occorre pure indicare il suono sibilante gutturale sordo e lungo del digramma sc- (di tipo italiano), e il suono schiacciato palatilizzato sordo e dolce del digramma sc- (di tipo napoletano). Ciò è necessario per specificare parole simili per grafìa ma diverse per significato, tipo: scattare (scattare) e sçattare (scoppiare), osce (vostre) e osçe (oggi), àsciu (basso) e àsçiu (posto, sito), ecc.

Pochissimi scrittori in vernacolo hanno segnalato nei propri scritti la diversità dei due segni e suoni; io l'ho fatto ponendo la cediglia sotto la ç- e scrivendo - nel digramma di suono schiacciato palatale dolce quasi bleso. Tale accortezza l'ho estesa a tutti i corrispondenti vocaboli dei versi del Capitano Black da me trascritti in questo volume; e ciò per agevolare la lettura e la comprensione delle correlative parole.




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